Il Piano di Protezione Civile
La protezione civile è un sistema complesso, formato da tanti componenti tra loro disomogenei ma che nella ratio dell’art 1 della legge istitutiva del servizio nazionale della Protezione civile devono trovare il modus operandi per collaborare in modo coordinato ed efficiente.
La genesi della Legge 225/92 passa attraverso la storia italiana dei disastri.
Dal terremoto del Friuli, a quello dell’ Irpinia, le varie alluvioni devastanti e non ultimo né meno importante tragedie come quella occorsa a Vermicino ma dove, forse per la prima volta, vi fù lo sforzo di operare in modo coordinato, ma dove contestualmente nacque anche la problematica della comunicazione di emergenza. Per gestire questa complessa macchina articolata la Protezione Civile si dota nel tempo di un Metodo che si ispira ad una massima dell’ imperatore romano Cesare Augusto “ il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose”. Da molti applicato pedissequamente per le pianificazioni di emergenza , in realtà esso è un metodo, quindi uno strumento flessibile, adattabile ad ogni contesto, nel nostro caso comunale, particolare.
Esso è lo strumento conoscitivo e organizzativo che consente di:
- individuare, tramite gli strumenti opportuni, le aree soggette a maggior rischio, integrando i dati di pericolosità e vulnerabilità .
- individuare quali azioni porre in essere per superare eventuali stati di criticità e emergenza;
- definire chi, come e quando le deve attivare e gestire.
E bene ricordare che non è la macchina comunale che deve adattarsi al Metodo Augustus, ma il metodo che da gli strumenti per organizzarla al fine di rispondere agli imperativi dell’ art 1bis della Legge 225/92.
L’individuazione e l’organizzazione delle azioni nel piano di protezione civile è effettuata in forma teorica sulla base di ipotesi di evento e di danno, e conseguentemente di ipotesi di esigenze da soddisfare.
Fondamentale quindi è la conoscenza approfondita del territorio comunale, a tal fine la legge 100/2012 , legge di conversione del decreto 59 all’ articolo 3 comma 6 introduce una fondamentale novità. I piani e i programmi di gestione, tutela e risanamento del territorio devono essere coordinati con i piani di emergenza di protezione civile. Non piu qualcosa, quindi, che si tira fuori da un cassetto in caso malaugurato di, ma qualcosa di realmente vivo e calato interamente nel tessuto amministrativo e sociale del territorio.
La Regione Campania indica nelle proprie “LINEE GUIDA per la redazione dei Piani di Emergenza Comunale” emanate nel Febbraio 2013, che il piano di emergenza deve essere continuamente sottoposto a riesame e aggiornamento al fine di rappresentare un reale strumento operativo. Il sistema di analisi e procedure realizzato è stato infatti sviluppato sulla base delle conoscenze attuali del territorio che saranno sempre oggetto di variazioni rendendo indispensabile l’aggiornamento periodico di tutti i dati raccolti. Il quadro dei rischi individuato è fortemente soggetto a modifiche e può variare anche in maniera importante in seguito al verificarsi di nuovi eventi, oppure in seguito alla realizzazione di opere che riducano, rimuovano o moltiplichino l’incidenza del rischio in determinati punti del territorio. All’ introduzioni di nuove leggi e regolamenti sia nazionali che regionali, alla modifica dell’ organico comunale. Non meno importante il confronto con la realtà sociale del territorio, attraverso le attività di formazione informazione continua e di esercitazione. Tutti questi fattori portano alla continua necessità di aggiornamento, modifica, integrazione di tutto il materiale contenuto nel Piano.
La prima risposta all’emergenza, quindi, qualunque sia la natura dell’evento che la genera e l’estensione dei suoi effetti, deve essere garantita dalla struttura comunale, attraverso l’attivazione di un Centro Operativo Comunale (C.O.C.), dove sono rappresentate le diverse componenti che operano nel contesto locale. L’individuazione della sede ove localizzare i C.O.C. è in carico al Sindaco che ha il compito di individuarla in fase di pianificazione comunale. In particolare, considerata la presenza di rischio idrogeologico, rischio sismico e rischio incendi boschivi e di interfaccia nel territorio comunale di Buccino, sono state individuate e definite, dopo un’ attenta analisi delle mappe tematiche di cui al vigente Piano Stralcio Assetto Idrogeologico AdB ex Sinistra Sele (aggiornamento 2012) nonché della classificazione sismica ai sensi dell’O.P.C.M. 3274 del 20 marzo 2003 aggiornata al 16/01/2006 e della Carta della Pericolosità da incendi boschivi e di interfaccia, ai sensi dell’O.P.C.M. 3606/2007, le aree di Emergenza [di Attesa, di Ammassamento soccorsi e di Ricovero (coperte e scoperte)].